giovedì 29 agosto 2024

San Donato: il culto, il male, la devozione

A cura di Giuseppe Ferrante

Una figura a cui le popolazioni dell’Italia meridionale sono state profondamente legate da forme devozionali espresse con impressionanti azioni rituali è certamente quella di San Donato, martirizzato con la decapitazione nel 362 dopo Cristo, quando era vescovo della città di Arezzo. Il suo culto, perciò, si diffuse largamente in Italia a partire dai primi secoli del Medioevo, con una maggiore presenza al sud e, quindi, anche in Abruzzo dove oltre alle numerose chiese, cappelle, e altri luoghi sacri, si annoverano anche tutta una serie di manufatti artistici dedicati al santo.



A San Valentino si trova una chiesa dedicata al santo collocata poco fuori il paese, mentre a Roccamorice, oltre alla chiesa dedicata a San Donato situata nel pieno centro storico del paese, viene custodita anche una bella statua lignea che raffigura il santo nell’atto di benedire. Si tratta di un mezzo busto dipinto databile al ‘700 che reca anche alcuni simboli come il pastorale, un libro e la palma, che ci ricorda il martirio subito per mano dell’imperatore Giuliano l’Apostata. 

Da sempre supplicato per ottenere la protezione o la guarigione dalle malattie nervose, dalle convulsioni e dall’epilessia, San Donato è stato tanto invocato quanto temuto, anche in considerazione del fatto che egli stesso era “portatore” del cosiddetto “Male di San Donato”. Esiste un vasto repertorio di credenze popolari che hanno alimentato riti e invocazioni esercitate soprattutto nel giorno di festa dedicato al santo che è il 7 agosto, che rimandano ad un'origine antica collegata anche con le fasi lunari e credenze astrali e demoniache. In passato due rituali sono stati predominanti: quello della pesatura consistente nell’offrire a San Donato tanto grano quanto il peso del malato per cui si chiedeva la sua intercessione, con la pesa effettuata al cospetto della statua del santo; il secondo rito, invece, è quello della svestizione, ossia i malati venivano spogliati davanti al santo per propiziare la guarigione togliendo i vecchi vestiti e facendo indossare loro di nuovi.

Di grande impatto, infine, sono state le partecipazioni dei malati o anche di persone colpite da strane forme di isteria collettiva coincidenti col giorno festivo del 7 agosto, che al cospetto di San Donato si rendevano protagoniste di percuotimenti corporali, di svenimenti, di particolari stati di trance psicofisica, o che recitavano preghiere e invocazioni anche con una certa pretesa al fine di ottenere la guarigione per se o per un famigliare. Altra usanza, infine, era quella di affiancare al nome di battesimo anche il nome Donato a chi avesse ricevuto la grazia della guarigione.




 

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