A Cura di Giuseppe Ferrante
L'eremo di San Bartolomeo in Legio si presenta con un alzato murario in pietra incastonato sotto la roccia. L'eremo, infatti, sorge su una spelonca lunga oltre cinquanta metri che si affaccia sull'omonimo vallone di San Bartolomeo. Indagini archeologiche hanno evidenziato la frequentazione di questo luogo già a partire dal Paleolitico, mettendo in luce una continuità nell'occupazione fino al periodo medievale. Attorno agli anni '70 del 1200 fu dimora di Celestino V, che vi soggiornò per breve tempo.
L'accesso al complesso religioso è dato da un sentiero che dalla Valle Giumentina scende nel vallone di San Bartolomeo e risale verso l'eremo, con un tracciato che termina con una scala santa ricavata dalla roccia. Una seconda via di ingresso, invece, giunge dalla località Macchie di Coco, e termina anch'essa con una scala santa scolpita all'interno della roccia da percorrere in discesa.
La piccola struttura ha due vani, preceduti da una facciata decorata con affreschi raffiguranti Cristo e la Madonna col Bambino. Nello spazio liturgico, che coincide con la prima stanza, si trova l'altare, su cui è posizionata la statua lignea del santo che tiene in mano i simboli del suo martirio: il coltello e la pelle. L'altra stanza era di servizio e utilizzata dai monaci e dai pellegrini per dormire. All'esterno si trovano piccoli canali scolpiti nella pietra che tutt'oggi drenano l'acqua che sgorga dalla roccia, convogliandola verso delle vasche di raccoglimento.
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