giovedì 8 agosto 2024

L' eremo di San Bartolomeo in Legio di Roccamorice

 A Cura di Giuseppe Ferrante

Il passaggio dall'età romana a quella cristiana avviò una fase culturale in cui la consolidata tradizione dei culti pagani diffusi sulla Maiella, come i riti agrari e dell'acqua, e altre pratiche sacre, vennero inglobate dalla nuova religione attraverso un processo sincretico e di riorganizzazione territoriale. Già in età altomedievale, infatti, accanto alla diffusione dei primi ordini monastici, dei conventi e delle abbazie, sorsero una miriade di altri insediamenti dal carattere essenziale e legati alla presenza degli eremiti. Questi uomini vivevano nell'isolamento e si ritiravano in ambienti inaccessibili ed inospitali, dove condizioni estreme rendevano l'esistenza molto dura e faticosa. Gli eremi e i luoghi di culto rupestre sono il frutto di un lavoro avvenuto per mano dell'uomo ma che non ha modificato l'ambiente: ciò rende evidente la grande comunione creatasi tra gli elementi naturali e la discreta presenza umana, e che oggi rappresenta una peculiarità della Maiella. 

L'eremo di San Bartolomeo in Legio si presenta con un alzato murario in pietra incastonato sotto la roccia. L'eremo, infatti, sorge su una spelonca lunga oltre cinquanta metri che si affaccia sull'omonimo vallone di San Bartolomeo. Indagini archeologiche hanno evidenziato la frequentazione di questo luogo già a partire dal Paleolitico, mettendo in luce una continuità nell'occupazione fino al periodo medievale. Attorno agli anni '70 del 1200 fu dimora di Celestino V, che vi soggiornò per breve tempo. 

L'accesso al complesso religioso è dato da un sentiero che dalla Valle Giumentina scende nel vallone di San Bartolomeo e risale verso l'eremo, con un tracciato che termina con una scala santa ricavata dalla roccia. Una seconda via di ingresso, invece, giunge dalla località Macchie di Coco, e termina anch'essa con una scala santa scolpita all'interno della roccia da percorrere in discesa. 

La piccola struttura ha due vani, preceduti da una facciata decorata con affreschi raffiguranti Cristo e la Madonna col Bambino. Nello spazio liturgico, che coincide con la prima stanza, si trova l'altare, su cui è posizionata la statua lignea del santo che tiene in mano i simboli del suo martirio: il coltello e la pelle. L'altra stanza era di servizio e utilizzata dai monaci e dai pellegrini per dormire. All'esterno si trovano piccoli canali scolpiti nella pietra che tutt'oggi drenano l'acqua che sgorga dalla roccia, convogliandola verso delle vasche di raccoglimento.

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