martedì 27 agosto 2024

Il culto delle pietre: alcuni casi della "Città della Maiella"

A cura di Giuseppe Ferrante

La litoterapia è una pratica antichissima e consiste nel “curarsi” facendo ricorso alle pietre. Cercare la guarigione, scacciare il male, trovare un conforto spirituale, fare penitenza: sono queste le motivazioni che hanno spinto in passato i fedeli a strofinarsi sulle pietre o dormire all’interno delle grotte sacre e degli eremi. Le proprietà curative, infatti, venivano propiziate attraverso degli esercizi da compiere al cospetto dei santi nei luoghi sacri. Si credeva, infatti, che una roccia, una pietra, la parete di una grotta, associati alla presenza dei santi, potevano avere benefici sulla salute. 

La prova tangibile dell’avvenuta presenza di un santo è quasi sempre legata ai pignora, ossia la convinzione di poter osservare le tracce impresse sulla pietra dal passaggio del santo, oppure da apparizioni avvenute in grotte, anfratti rocciosi e dirupi. Non mancano, inoltre, le venerazioni di reliquie corporali o anche di oggetti appartenuti al santo. Per questi motivi le pietre capaci di “far guarire” dai malanni sono state in passato accostate a santi legati a determinati luoghi e venerati attraverso un repertorio molto ampio di pratiche cultuali. Come accennato in precedenza, tra queste annoveriamo l’incubatio, ossia la pratica di dormire sulle pietre ritenute sacre, e lo strofinamento che consistente nel toccare con il corpo le pietre. In Abruzzo, e sulla Maiella in particolare, ci sono diversi esempi di litoterapia riferiti soprattutto a San Venanzio, all’Arcangelo Michele e agli eremi celestiniani.

 

Per la grotta del San Michele Arcangelo di Lettomanoppello sono state attestante frequentazioni da parte di fedeli in cerca di buona salute attraverso lo strofinamento di parti del corpo doloranti sulle pietre della grotta al fine di propiziare una migliore condizione fisica. Ciò è riportato da testimonianze che riferiscono per la grotta lettese anche della presenza del letto di San Michele, con un corredo di stoffe e cuscini. Su questo letto, secondo i racconti popolari, andavano a coricarsi i fedeli alla ricerca del contatto con la pietra recante le tracce di San Michele.

Gli abitanti di Roccamorice e Abbateggio il 25 agosto di ogni anno si recano in pellegrinaggio al vicino eremo di San Bartolomeo attraverso due distinti sentieri che secondo la tradizione sono stati creati proprio per volontà del santo. Dal lato di Roccamorice il sentiero è caratterizzato da una scala santa, mentre dal lato di Abbateggio si passa sopra di un torrente attraverso un miracoloso ponte naturale formato da un unico enorme masso squadrato e tenuto in posizione da una macera di piccole pietre. Anche a San Bartolomeo è legato un rito di strofinamento che i pellegrini effettuano direttamente sulla statua del santo oltre che sulle pietre, con lo scopo di guarire o conservarsi in buona salute.





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