A cura di Giuseppe Ferrante
Alcuni scavi archeologici condotti nei pressi di una piccola chiesa situata nel bosco di
contrada Sant’Agata di Abbateggio, hanno messo in luce la presenza di
resti risalenti a periodi più antichi rispetto alla datazione medievale. Ciò ha
consentito di ipotizzare la presenza di culti femminili della fertilità nel
periodo italico e nell’età romana, mentre solo successivamente è avvenuta la
trasformazione in edificio cristiano con l’intitolazione a Sant’Agata. Tra le varie ipotesi
sull’attribuzione del luogo di culto la più concreta sembra essere la
venerazione in antico della dea Cerere. Si tratta della divinità più adorata
dalle sacerdotesse di età preromana e romana soprattutto in Italia. Questa
divinità era collegata alla crescita dei cereali e alla loro germinazione,
tanto da essere definita la dea dei cereali. I giorni di festa e di
venerazione, infatti, venivano chiamati cerealia
e celebrati il 19 aprile, cioè quando le spighe sono ormai formate e al loro
interno crescono i chicchi. Appare evidente l’auspicio alla prosperità come
attestato anche dalla tradizione mitologica: Cerere ha donato la prima spiga
agli uomini e ha insegnato loro la coltivazione dei campi. Anche gli italici
prestavano rigorosa devozione ai culti legati al mondo agricolo, al ciclo
vegetale delle piante e alla custodia della prole umana e animale.

La Cerere italica
veniva posta in relazione anche con la sfera ultraterrena e non era insolito
che in determinati luoghi, ritenuti magici, vi fosse la credenza che la divinità
potesse personificarsi, incentivando cosi la costruzione di un tempio o luogo
di culto. È nel quadro appena descritto che si può inserire la presenza del
piccolo edificio, un tempo dedicato a Cerere, che si trova in località
Sant’Agata. L’origine assai remota dei riti propiziatori rimanda ad un passato
complesso, nel quale le popolazioni italiche organizzavano tutte le attività
agricole e pastorali rispettando un rigoroso cerimoniale. Successivamente, con
la romanizzazione, alcuni aspetti religiosi vengono mantenuti e inglobati dalla
cultura romana attraverso l’istituzione di una religione di stato che aveva
funzione regolatrice della vita sociale e politica. Il ciclo delle messi è
stato inquadrato dai romani all’interno di riti di fecondità codificati da
rituali osservati con estrema devozione nell’intenzione di propiziare i favori
divini. Il farro era la base dell’alimentazione dei romani: “Pulte non pane vixisse longo tempore
Romanos”, come afferma Plinio nella Naturalis
Historia. Gli stessi soldati romani mangiavano prodotti derivati dal farro
e la paura che le stagioni potessero andar male e compromettere i raccolti
veniva esorcizzata con la religione, e soprattutto con il culto cererio. Sempre
dalla Naturalis Historia apprendiamo che i riti dell’aratura e della mietitura
furono istituiti al tempo del re Numa Pompilio, mentre la celebrazione della
purificazione chiamata fornicalia è
testimoniata da Ovidio all’interno dei festeggiamenti della torrefazione del
farro che avveniva entro il 17 febbraio. Tra le fonti letterarie è
significativo quanto riporta Catone nel De Agri Coltura che mette in relazione
il farro con la dea Cerere. Catone, infatti, scrive che durante la mietitura
venivano realizzate delle focacce di farina di farro da offrire a Cerere. Alla
luce di quanto fin qui riportato è possibile affermare che la presenza di un
luogo di culto dedicato alla divinità femminile Cerere è una straordinaria
prova storica che mette in relazione la coltivazione del farro con il territorio
di Abbateggio a partire da tempi antichissimi. In località Colle di Gotte di
Abbateggio nel 2008, inoltre, sono stati rinvenuti i resti di un tempietto
dedicato ad Ercole. Durante i lavori di aratura nei campi di proprietà del
signor Giacinto Scipione sono emersi in maniera fortuita una statuina bronzea
di Ercole e frammenti lapidei modanati. Successivamente la soprintendenza
archeologica dell’Abruzzo ha avviato una campagna di scavo che ha permesso di
portare alla luce strutture pertinenti al luogo di culto. In particolare sono
stati ritrovati la parte inferiore di un busto di statua in calcare con una
testina di minori dimensioni fra le gambe, oltre ad una mano con sei dita, che
consente di riconoscere nella figura il dio Ercole.
La presenza di questa
divinità è attestata in diverse zone delle colline della Maiella in quanto le
abitazioni sparse, sia in età italica che nel successivo periodo romano, si
sviluppavano attorno a dei santuari rurali. La figura di Ercole veniva
rappresentata di solito nelle sembianze di un giovane dal fisico robusto armato
di bastone e intento a colpire, e veniva associata dagli italici alla forza
fisica e al valore militare. Ma il ruolo attribuito a questa divinità non è
soltanto quella dell’eroe virile, perché all’interno di una diffusione
capillare sul territorio abruzzese sono diversi i connotati religiosi che gli
vengono attribuiti. Spesso era associato alla protezione delle sorgenti, dei
commerci, delle greggi e dei viaggiatori. Come testimonia il considerevole numero
di statuine votive ritrovate, la venerazione per Ercole era molto sentita e il
suo culto continuò ad essere praticato anche presso i romani. Tale successo può
essere rintracciato in autori antichi come Diodoro e Macrobio ,che ambientano
in Italia le gesta eroiche di Ercole. Anche sulla Maiella questa divinità è
stata associata alla protezione delle sorgenti, delle fonti e delle greggi, e
ciò ha permesso di affermare che questo dio veniva invocato con una precisa
connotazione agricolo-pastorale, con l’intento di incrementare e proteggere le
greggi e la transumanza. La presenza a Colle di Gotte del luogo di culto
dedicato ad Ercole testimonia come anche la pratica dell’allevamento esprimesse
un richiamo alla fecondità attraverso rituali legati al territorio. Le vie
della transumanza, le sorgenti e le fonti venivano sacralizzate con
l’intenzione di ottenere protezione e prosperità, e proprio ad Abbateggio ciò
trova una straordinaria conferma nella presenza sullo stesso territorio del
luogo di culto dedicato a Cerere e dei resti del tempietto di Ercole. Sembra
cioè che si verifichi, usando le parole del Prosdocimi, “l’inserimento di
Ercole nel ciclo encorio di Cerere”. Non a caso come rilevato da R. Tuteri,
Ercole è abbinato a Cerere nelle festività romane del solstizio d’inverno e la
tavola di Agnone lo definisce “cerio”.