A cura di Giuseppe Ferrante.
Nell’aprile del 1980 Marcello Maggiori si trova a Lettomanoppello per indagare il territorio della Maiella.

Il luogo preciso di questi ritrovamenti è assai suggestivo perché su di esso insistono più motivi di interesse storico e culturale come la presenza di un ingresso di una miniera del famoso bacino minerario della Maiella, le cave degli scalpellini, e la famosa grotta del San Michele Arcangelo. Stiamo parlando della zona prospiciente il Fosso Sant’Angelo indicata con il toponimo Costa dell’Avignone.
I manufatti che Maggiori raccoglie sono circa 200 e il loro stato di conservazione è pressoché ottimo. È interessante segnalare che questa industria litica è stata realizzata in loco con pietra trovata localmente e può essere datata al Paleolitico Inferiore e alla presenza dell’Homo Neandertalensis.
La catalogazione effettuata, dunque, si compone di 13 nuclei, 100 schegge di rifiuto e 90 schegge rilavorate perché riutilizzate più volte. Fra queste ultime un numero considerevole è rappresentato dalle schegge laminari con piano di percussione a più faccette, anch’esse rimaneggiate. Fra i nuclei, ce n’è uno piramidale di tecnica levalloisiana in cui risulta l’asportazione di 8 lame lunghe 7 cm. Vi sono anche alcune punte levalloiso-musteriane di dimensioni ragguardevoli, come un tipo che misura 9 cm. Abbiamo infine una punta lavorata in tecnica musteriana.
Infine è da sottolineare la presenza di uno strumento bifacciale di tradizione acheuleana della lunghezza di 9 cm e impiegato come raschiatoio.
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