giovedì 25 luglio 2024

L'uomo di Neadertal a Lettomanoppello

 A cura di Giuseppe Ferrante.

Nell’aprile del 1980 Marcello Maggiori si trova a Lettomanoppello per indagare il territorio della Maiella.

Durante una ricognizione sopra il paese scopre un giacimento di manufatti in pietra. Queste pietre denunciano l’utilizzo della tecnica dell’industria litica detta levalloisiana, cioè una peculiare metodologia per la scheggiatura della selce. Sempre Maggiori riesce ad isolare anche le tracce di una seconda tecnica di lavorazione chiamata levalloiso-musteriana con la presenza di attrezzi in materiale litico.

Il luogo preciso di questi ritrovamenti è assai suggestivo perché su di esso insistono più motivi di interesse storico e culturale come la presenza di un ingresso di una miniera del famoso bacino minerario della Maiella, le cave degli scalpellini, e la famosa grotta del San Michele Arcangelo. Stiamo parlando della zona prospiciente il Fosso Sant’Angelo indicata con il toponimo Costa dell’Avignone.

I manufatti che Maggiori raccoglie sono circa 200 e il loro stato di conservazione è pressoché ottimo. È interessante segnalare che questa industria litica è stata realizzata in loco con pietra trovata localmente e può essere datata al Paleolitico Inferiore e alla presenza dell’Homo Neandertalensis.

La catalogazione effettuata, dunque, si compone di 13 nuclei, 100 schegge di rifiuto e 90 schegge rilavorate perché riutilizzate più volte. Fra queste ultime un numero considerevole è rappresentato dalle schegge laminari con piano di percussione a più faccette, anch’esse rimaneggiate. Fra i nuclei, ce n’è uno piramidale di tecnica levalloisiana in cui risulta l’asportazione di 8 lame lunghe 7 cm. Vi sono anche alcune punte levalloiso-musteriane di dimensioni ragguardevoli, come un tipo che misura 9 cm. Abbiamo infine una punta lavorata in tecnica musteriana. 

Infine è da sottolineare la presenza di uno strumento bifacciale di tradizione acheuleana della lunghezza di 9 cm e impiegato come raschiatoio.


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