A cura di Giuseppe Ferrante
La
presenza abbondante di pietra sulla Maiella ha determinato l’interazione più
vistosa tra l’uomo e l’ambiente. L’elemento lapideo, da ostacolo per la
coltivazione della terra, si è trasformato in risorsa grazie allo spietramento,
cioè la raccolta delle pietre per recuperare spazi da destinare alle colture.
Dapprima l’operazione di spietramento ha prodotto cumuli di materiale litico,
alcuni dei quali ancora visibili; in seguito le pietre sono state reimpiegate senza
bisogno di lavorazione, per la costruzione di muretti di terrazzamento e delle
caratteristiche capanne in pietra a secco, conferendo un’impronta
inconfondibile al paesaggio. Queste
ultime erano ripari spontanei sorti in grande quantità soprattutto nel XIX
secolo, in seguito all’occupazione dei terreni di media ed alta montagna a
scopo agricolo più che pastorale: esse rappresentavano il modo più razionale ed
economico di sfruttare la risorsa inesauribile rappresentata dalle pietre tolte
dai campi, in modo da coniugare l’utilità all’occupazione del minor spazio
possibile. I muretti di pietra a secco nascono, come le capanne, dalla
necessità di liberare dalle pietre i terreni pedemontani adibiti ad uso
agricolo, e per creare terrazzamenti e strutture di contenimento del terreno.
Nel momento in cui i terreni pianeggianti
erano stati tutti occupati, si pose la necessità di recintare e terrazzare i
pendii più difficili da coltivare. I terrazzamenti seguono l’andamento delle
curve di livello e sono anch’essi costruiti a secco senza leganti o malte; la
grande stabilità, che ha consentito loro di resistere praticamente intatti fino
ad oggi, è dovuta ad una particolare struttura che facilita il drenaggio
dell’acqua.
Da
un punto di vista tipologico, le capanne in pietra a secco vengono distinte in
base alla loro forma esterna, alla pianta e al tipo di ingresso. Definite impropriamente anche “tholoi”, le capanne locali sfruttano
come questi ultimi la tecnica trilitica non spingente, con massi disposti in
filari progressivamente aggettanti a formare una falsa cupola. Si tratta di una
metodologia costruttiva abbastanza ripetitiva nella quale la consistenza
muraria fungeva da punto di riferimento: stabiliti l'ampiezza e lo spazio
abitativo interno con una prima posa di pietre, si procedeva successivamente a
realizzare un basamento con l’incastonatura delle pietre al fine di ottenere il
punto di scarico dei pesi.
Queste strutture spontanee sono dislocate in diversi luoghi della Maiella, con una concentrazione più marcata nei territori dell'unione "Città della Maiella" nei comuni di Lettomanoppello, Roccamorice e Abbateggio.
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