giovedì 5 settembre 2024

Quarant'anni fa l'incontro tra la famiglia Aceto e Joseph Beuys: sulla Maiella prende forma Olivestone

 A cura di Giuseppe Ferrante

L’artista tedesco a Lettomanoppello venne ospitato dallo scalpellino Sante Aceto presso le proprie botteghe per dare seguito alle opere contenute nella cosiddetta “Difesa della Natura”. Tra lo scalpellino di Lettomanoppello e l’artista di Dusseldorf nacque un’amicizia sincera e duratura. Grazie ad Olivestone, la pietra della Maiella cavata a Lettomanoppello è stata esposta presso le mostre d’arte più importanti al mondo. Oggi Olivestone è custodita dalla collezione d’arte contemporanea del Kunsthaus di Zurigo. 

Lettomanoppello e Bolognano: due paesi all’incirca limitrofi, che condividono la stessa vocazione per la creatività, per il bello e per l’arte. La comunanza di questi due centri, però, non risulta soltanto dalla diversa risposta offerta con una produzione artistica aggiornata alle tendenze contemporanee, ma anche da fatti, personaggi, luoghi, che hanno unito idealmente i due borghi alla figura di Joseph Beuys, artista di fama internazionale che in Italia, proprio tra Bolognano e Lettomanoppello, ha condotto i suoi ultimi lavori prima di morire in Germania nel 1986. Dalla tradizione degli scalpellini di Lettomanoppello, dal mecenatismo dei coniugi Baroni Durini di Bolognano, e con la consapevolezza del proprio ruolo di “artista sciamano” in grado di visionare il futuro, Beuys ha avvertito il bisogno di comunicare una preghiera laica, un messaggio universale. Una richiesta disperata di attenzione su questioni sulle quali è tuttora urgente uscire dai limiti teorici, per dare seguito a gesti concreti, perentori, privi di tentennamenti. 

Difendere gli spazi naturali, riscoprirsi comunità che sa accogliere, arrestare l’emorragia della memoria che disperde saperi, legami, identità, sono propositi che si rintracciano in Olivestone, scultura in pietra della Maiella che, forse, è l’opera d’arte più famosa realizzata con la pietra cavata a Lettomanoppello. Olivestone consiste in una serie di vasche dalla originaria destinazione d’uso tutt’altro che artistica, appartenenti alla società di un tempo passato che, seppur può essere percepito come arcaico, distante, drammaticamente perduto, non è poi così lontano dal nostro (le vasche risalgono al Settecento). Non si tratta di un tuttotondo, di un alto o basso rilievo, e i manufatti non concedono alcun accenno estetico, decorativo, figurativo. Le vasche impiegate dallo “sciamano” Beuys non sono altro che l’altra faccia di una medaglia che ha per protagonisti gli scalpellini di Lettomanoppello, abili decoratori, ma anche costruttori di suppellettile destinata ai più svariati usi, come ad esempio gli oggetti di ausilio per l’attività agricola. Le vasche impiegate per Olivestone, infatti, appartenevano ad un repertorio di contenitori utilizzabili all’occorrenza o per la pigiatura dell’uva, oppure per la decantazione dell’olio, ed erano di proprietà della famiglia Durini che, sostenitori e mecenati dell’arte beuysiana, furono felici di donarle. 


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