A cura di Giuseppe Ferrante
Alcuni scavi archeologici condotti nei pressi di una piccola chiesa situata nel bosco di contrada Sant’Agata di Abbateggio, hanno messo in luce la presenza di resti risalenti a periodi più antichi rispetto alla datazione medievale. Ciò ha consentito di ipotizzare la presenza di culti femminili della fertilità nel periodo italico e nell’età romana, mentre solo successivamente è avvenuta la trasformazione in edificio cristiano con l’intitolazione a Sant’Agata. Tra le varie ipotesi sull’attribuzione del luogo di culto la più concreta sembra essere la venerazione in antico della dea Cerere. Si tratta della divinità più adorata dalle sacerdotesse di età preromana e romana soprattutto in Italia. Questa divinità era collegata alla crescita dei cereali e alla loro germinazione, tanto da essere definita la dea dei cereali. I giorni di festa e di venerazione, infatti, venivano chiamati cerealia e celebrati il 19 aprile, cioè quando le spighe sono ormai formate e al loro interno crescono i chicchi. Appare evidente l’auspicio alla prosperità come attestato anche dalla tradizione mitologica: Cerere ha donato la prima spiga agli uomini e ha insegnato loro la coltivazione dei campi. Anche gli italici prestavano rigorosa devozione ai culti legati al mondo agricolo, al ciclo vegetale delle piante e alla custodia della prole umana e animale.
La presenza di questa divinità è attestata in diverse zone delle colline della Maiella in quanto le abitazioni sparse, sia in età italica che nel successivo periodo romano, si sviluppavano attorno a dei santuari rurali. La figura di Ercole veniva rappresentata di solito nelle sembianze di un giovane dal fisico robusto armato di bastone e intento a colpire, e veniva associata dagli italici alla forza fisica e al valore militare. Ma il ruolo attribuito a questa divinità non è soltanto quella dell’eroe virile, perché all’interno di una diffusione capillare sul territorio abruzzese sono diversi i connotati religiosi che gli vengono attribuiti. Spesso era associato alla protezione delle sorgenti, dei commerci, delle greggi e dei viaggiatori. Come testimonia il considerevole numero di statuine votive ritrovate, la venerazione per Ercole era molto sentita e il suo culto continuò ad essere praticato anche presso i romani. Tale successo può essere rintracciato in autori antichi come Diodoro e Macrobio ,che ambientano in Italia le gesta eroiche di Ercole. Anche sulla Maiella questa divinità è stata associata alla protezione delle sorgenti, delle fonti e delle greggi, e ciò ha permesso di affermare che questo dio veniva invocato con una precisa connotazione agricolo-pastorale, con l’intento di incrementare e proteggere le greggi e la transumanza. La presenza a Colle di Gotte del luogo di culto dedicato ad Ercole testimonia come anche la pratica dell’allevamento esprimesse un richiamo alla fecondità attraverso rituali legati al territorio. Le vie della transumanza, le sorgenti e le fonti venivano sacralizzate con l’intenzione di ottenere protezione e prosperità, e proprio ad Abbateggio ciò trova una straordinaria conferma nella presenza sullo stesso territorio del luogo di culto dedicato a Cerere e dei resti del tempietto di Ercole. Sembra cioè che si verifichi, usando le parole del Prosdocimi, “l’inserimento di Ercole nel ciclo encorio di Cerere”. Non a caso come rilevato da R. Tuteri, Ercole è abbinato a Cerere nelle festività romane del solstizio d’inverno e la tavola di Agnone lo definisce “cerio”.
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